Clamidia: cos’è, sintomi, cause, prevenzione e cura

Clamidia: sintomi cause e cura

Cos’è la clamidia e come si manifesta

La clamidia è un’infezione batterica sessualmente trasmissibile (STI) causata dal batterio Chlamydia trachomatis, un patogeno Gram-negativo, anaerobio obbligato, che ha bisogno di parassitare cellule umane per potersi replicare.

Nell’uomo, la clamidia colpisce tipicamente l’uretra, causando uretrite. Nelle donne, l’infezione tende a localizzarsi nel collo dell’utero, provocando cervicite. Tuttavia, il batterio può infettare anche il retto, la faringe e la congiuntiva oculare.

La clamidia uretrale si manifesta con secrezione fluida dal pene, prurito, bruciore e dolore durante la minzione. La cervicite da clamidia causa perdite vaginali anomale, sanguinamenti irregolari, dolore pelvico.

La trasmissione avviene prevalentemente per via sessuale non protetta, attraverso rapporti vaginali, anali e orali con una persona infetta sintomatica o asintomatica. Il periodo di incubazione, ovvero l’intervallo tra il contagio e la manifestazione dei sintomi, può variare da 1 a 3 settimane. Ciò rende difficile risalire al partner infettivo, specialmente se i rapporti sessuali sono stati multipli.

Si stima che ogni anno vi siano più di 130 milioni di nuovi casi di clamidia in tutto il mondo, rendendola l’STI batterica più diffusa. Non trattata, la clamidia può persistere per mesi o anni. ma in generale, con una corretta terapia antibiotica, la clamidia si risolve completamente nel giro di 1-2 settimane.

In alcuni casi, se non diagnosticata e curata per tempo, può causare complicanze anche gravi e permanenti, soprattutto nella donna. Le possibili sequele a lungo termine includono: malattia infiammatoria pelvica, infertilità, gravidanze extrauterine, cistiti croniche.

Come riconoscerla

Riconoscere tempestivamente un’infezione da clamidia non è semplice dato che i sintomi possono essere lievi e confondibili con altre condizioni. Inoltre, nella maggior parte dei casi la clamidia è completamente asintomatica. Difatti, si stima che almeno il 70-80% delle donne e il 50% degli uomini con clamidia non manifesta alcun segno o sintomo, malgrado la presenza attiva dell’infezione.

Per questi motivi, l’unico modo per riconoscere con certezza un’infezione da clamidia è sottoporsi regolarmente a test e controlli di screening, che consentono di individuare la presenza del patogeno anche in assenza di chiari sintomi.

Nelle donne, i sintomi più frequenti della clamidia sono: secrezioni vaginali insolite, perdite maleodoranti, sanguinamenti vaginali irregolari, bruciore/dolore durante i rapporti o la minzione. Negli uomini, i sintomi tipici sono: secrezione dal pene, bruciore durante la minzione, arrossamento o gonfiore del meato uretrale.

Sintomi comuni nei due sessi

Alcuni sintomi della clamidia sono riscontrabili sia negli uomini che nelle donne. I più frequenti includono:

  • Secrezione o perdita inusuale dai genitali;
  • Sensazione di bruciore durante la minzione;
  • Dolore o fastidio durante i rapporti sessuali;
  • Prurito o irritazione a livello dei genitali esterni;
  • Dolore o crampi addominali e pelvici.

Meno comunemente possono manifestarsi anche dolore al basso ventre, sanguinamenti tra le mestruazioni e dolore ai testicoli nell’uomo.

Sintomi nelle donne

Nelle donne, la clamidia tende a localizzarsi nel collo dell’utero, causando cervicite. I sintomi possono includere:

  • Perdite vaginali insolite, più abbondanti o dal cattivo odore;
  • Spotting o sanguinamento tra un ciclo e l’altro;
  • Dolore pelvico cronico e crampi mestruali più dolorosi;
  • Bruciore e dolore durante la minzione;
  • Fastidio e dolore durante i rapporti;
  • Prurito, arrossamento, irritazione vulvo-vaginale.

L’infezione può propagarsi dal collo dell’utero fino a uteri, tube di Falloppio e ovaie, causando malattia infiammatoria pelvica.

Le perdite vaginali dovute alla clamidia hanno tipicamente un odore sgradevole, pesante e pungente, diverso dal normale odore fisiologico.

Sintomi negli uomini

Negli uomini, la clamidia colpisce principalmente l’uretra, provocando uretrite. I sintomi possono includere:

  • Secrezione lattiginosa o trasparente dal pene, soprattutto al mattino
  • Sensazione di bruciore durante la minzione
  • Prurito, arrossamento o gonfiore del meato uretrale
  • Dolore e gonfiore ai testicoli
  • Fastidio o sanguinamento rettale

L’infezione non trattata può diffondersi alla prostata e ai testicoli, causando prostatiti o epididimiti.

Sintomi della clamidia orale

La clamidia può infettare anche gola e bocca attraverso il sesso orale, provocando faringite o laringite. I sintomi possono includere:

  • Mal di gola
  • Tosse secca stizzosa
  • Raucedine o abbassamento della voce
  • Rinorrea posteriore
  • Dolore a livello tonsillare

Sintomi della clamidia rettale

Nei rapporti anali, il batterio della clamidia può causare proctite, con sintomi come:

  • Dolore rettale
  • Sensazione di bruciore durante la defecazione
  • Secrezione rettale giallastra
  • Stipsi o diarrea
  • Sanguinamento rettale
  • Prurito o gonfiore perianale

Cause e trasmissione

La clamidia è causata da batteri Gram-negativi appartenenti alla specie Chlamydia trachomatis. Questi microrganismi sono parassiti intracellulari obbligati, ovvero che possono replicarsi solo all’interno di cellule eucariote. Esistono diverse sierovarianti di Chlamydia trachomatis. I sierotipi A, B, Ba e C causano tracoma oculare. I sierotipi D-K sono responsabili delle infezioni urogenitali trasmesse sessualmente.

La clamidia viene trasmessa attraverso contatti stretti con le mucose genitali, anali o orofaringee di una persona infetta. Le principali vie di trasmissione sono:

  • Rapporti vaginali non protetti
  • Rapporti anali non protetti
  • Sesso orale non protetto

Il rischio di contagio da un singolo rapporto con un partner infetto è molto alto, circa del 30-40%. Inoltre, la clamidia può essere trasmessa anche dalla madre al neonato durante il parto vaginale, causando congiuntivite o polmonite.

Fattori di rischio

Si stima che ogni anno vi siano più di 131 milioni di nuovi casi di infezione da clamidia nel mondo. Circa il 4% della popolazione sessualmente attiva risulta infetta. L’infezione colpisce prevalentemente giovani sotto i 25 anni, sessualmente attivi.

L’incidenza varia da Paese a Paese. Negli Stati Uniti si registrano oltre 1,7 milioni di casi all’anno. In Europa, il tasso di notifica nel 2018 è stato di 409 casi per 100.000 abitanti. In Italia, l’incidenza sembra essere più bassa che altrove (1-3% della popolazione).

Alcuni gruppi di persone hanno maggiori probabilità di contrarre la clamidia. Ecco un elenco dei principali fattori di rischio:

  • Età inferiore a 25 anni:
  • Avere nuovi partner sessuali o partner multipli;
  • Mancato utilizzo del preservativo;
  • Aver avuto precedenti malattie sessualmente trasmesse (MST);
  • Scambi di partner multipli o partner sessuali “anonimi”;

Le complicanze della clamidia non trattata

Complicanze

La clamidia non trattata può comportare gravi complicanze come infertilità, malattia infiammatoria pelvica, prostatiti croniche, cistiti ricorrenti. Inoltre, nelle donne incinte non curate può causare trasmissione al neonato e polmonite.

Le possibili conseguenze includono:

  • Malattia infiammatoria pelvica: nelle donne, la clamidia non trattata può diffondersi dal collo dell’utero fino a coinvolgere uteri, tube di Falloppio e ovaie. Ciò causa infiammazione pelvica cronica, con esiti che possono includere: danni permanenti a tube, ovaie e potenziale fertile, dolore pelvico cronico e dismenorrea, aumentato rischio di gravidanza extrauterina e cicatrici e aderenze a livello pelvico.
  • Infertilità: la clamidia è una delle cause più comuni di infertilità sia nelle donne che negli uomini. Può danneggiare in modo permanente tube di Falloppio, endometrio, sperma e qualità del liquido seminale. L’infertilità può derivare dalle alterazioni anatomiche indotte dall’infezione, oppure dagli effetti immunologici che interferiscono con il processo riproduttivo. Si stima che il 10-40% delle donne con clamidia non trattata andrà incontro a malattia infiammatoria pelvica, con gravi ripercussioni sulla fertilità.
  • Gravidanze extrauterine: le donne che hanno avuto clamidia hanno un rischio triplo di gravidanza extrauterina rispetto alla popolazione generale. Ciò è dovuto al danneggiamento delle tube di Falloppio e alla conseguente difficoltà dell’ovulo fecondato di giungere nell’utero.
  • Uretriti e prostatiti croniche: negli uomini, la clamidia non trattata può cronicizzare a livello uretrale e prostatico, causando uretriti e prostatiti ricorrenti. I sintomi includono: bruciore urinario, perdite uretrali, dolore perineale, disfunzione erettile.
  • Condizioni infiammatorie croniche: la clamidia può indurre a livello oculare congiuntiviti croniche, mentre a livello articolare può causare artriti reattive, specie al ginocchio. Si ipotizza un meccanismo autoimmune alla base di tali complicanze.
  • Aumentato rischio di infezione da HIVla presenza di clamidia, specie con sintomi muco-purulenti, aumenta la suscettibilità all’infezione da HIV in caso di rapporti sessuali non protetti con partner infetti.

Diagnosi

Per diagnosticare la clamidia si effettuano principalmente il tampone cervicale o uretrale, l’analisi delle urine tramite PCR e il test del sangue per rilevare la presenza di anticorpi anti-Chlamydia.

  • Tamponi cervicali e uretrali servono a prelevare cellule dal canale cervicale e uretrale della donna e dell’uomo. Tali campioni vengono esaminati tramite tecniche di biologia molecolare (PCR) per rilevare la presenza del DNA di Chlamydia trachomatis. I tamponi hanno elevata sensibilità e specificità nel diagnosticare un’infezione in atto, ma sono procedure invasive. Possono dare falsi negativi se eseguiti in modo non corretto.
  • Analisi delle urine tramite PCR consente di evidenziare eventuale presenza del patogeno senza bisogno di un campione invasivo. La sensibilità è leggermente inferiore al tampone uretrale, ma il test ha il vantaggio della non invasività e semplicità di esecuzione.
  • Test anticorpali del sangue: rilevano la presenza di anticorpi IgG e IgM anti-Chlamydia trachomatis, indicando un’infezione in atto o pregressa. Sono test non invasivi, ma non distinguono tra infezione passata e presente. Possono dare falsi positivi e richiedono di solito un secondo tampone di conferma.
  • Screening e test ripetuti: data l’elevata frequenza di infezioni asintomatiche, i medici raccomandano di sottoporsi regolarmente a screening mediante tamponi o urine, specie in presenza di fattori di rischio. I test dovrebbero essere ripetuti a distanza di 3-12 mesi dall’ultimo rapporto a rischio, poiché la clamidia richiede tempo per dare positività.
  • Test nei partner sessuali: è fortemente raccomandato che anche i partner di persone con clamidia vengano sottoposti a diagnosi e trattamento. Ciò serve a interrompere la catena dei contagi ed evitare il ripresentarsi dell’infezione.

Trattamento

Dato che la clamidia è causata da un batterio, il trattamento più efficace è rappresentato da antibiotici che agiscono eliminando selettivamente il patogeno. I principali antibiotici usati per curare la clamidia sono l’azitromicina in dose singola e la doxiciclina per 7-14 giorni. Possono essere impiegati anche eritromicina, levofoxacina e ceftriaxone endovena nelle forme resistenti.

Tra i più prescritti troviamo:

  • Azitromicina: antibiotico macrolide che viene assunto in dose singola per via orale.
  • Doxiciclina: antibiotico tetraciclinico che deve essere assunto per 7-14 giorni per via orale..
  • Eritromicina e levofloxacina: alternative all’azitromicina nei soggetti allergici o con controindicazioni.
  • Ceftriaxone: per via endovenosa nelle forme complicate non responsive alla terapia orale.

È fondamentale completare l’intero ciclo di terapia antibiotica prescritta, anche se i sintomi scompaiono precocemente. Un trattamento troppo breve può portare a ricadute o resistenze batteriche. La durata standard è di 7 giorni per la doxiciclina e 1 singola dose per l’azitromicina. tuttavia, in alcuni casi specifici possono essere necessari cicli più prolungati.

Inoltre, è imperativo che anche i partner sessuali della persona infetta vengano prontamente avvisati, testati e trattati con un ciclo antibiotico completo. Questo serve ad eradicare il serbatoio di infezione ed evitare il ripresentarsi della malattia.

Dopo la terapia è consigliabile un test di controllo a distanza di 3-6 mesi per accertare l’effettiva eradicazione del patogeno, che in casi specifici può persistere.

Prevenzione

Per prevenire la clamidia, la migliore cura è sempre la prevenzione. Sottoporsi periodicamente a test di screening per la clamidia consente di diagnosticare e curare precocemente eventuali infezioni, prima che provochino complicanze o vengano trasmesse inavvertitamente. Oltre allo screening regolare, è bene:

  • Usare sempre il preservativo nei rapporti occasionali o con partner sconosciuti;
  • Limitare il numero di partner sessuali;
  • Discutere lo stato di salute sessuale con i partner;
  • Astenersi dai rapporti in caso di sintomi sospetti.

Quando consultare immediatamente il medico

Bisogna rivolgersi prontamente al proprio medico o a un centro specializzato in presenza di:

  • Sintomi sospetti a carico dell’apparato urogenitale;
  • Dubbi o preoccupazioni dopo un rapporto a rischio;
  • Necessità di effettuare test diagnostici e screening.

La clamidia asintomatica può arrecare gravi danni se non individuata e curata tempestivamente. Quindi, in caso di fattori di rischio, è bene sottoporsi a controlli periodici anche assenza di chiari segni clinici. Un trattamento precoce eviterà complicanze e danni irreversibili.

Test per clamidia malattia sessualmente trasmissibile

Dove fare il test della clamidia

Il test per la clamidia può essere effettuato a domicilio (a Milano e provincia) o presso i centri specializzati in malattie sessualmente trasmesse, consultori familiari, ambulatori ginecologici e urologici, o laboratori di analisi che erogano questo servizio.

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